E’ il tempo dei limoni. A maggio comincia la raccolta dei limoni primaverili, ma fioriscono e si raccolgono più volte durante l’anno perché cosi ha deciso la natura rifornendo costantemente l’uomo di un frutto dalle molteplici funzioni, ma sempre hanno il colore giallo. L’Italia in giallo di questa settimana però non ha niente a che vedere con i limoni.
Il giallo come colorazione per indicare una situazione pandemica non è nemmeno così originale, perché siamo quelli che hanno inventato il giallo come genere letterario dopo che Mondadori usava le copertine gialle per i libri polizieschi, e ne siamo giustamente orgogliosi, tanto da fare inorridire i francesi quando diciamo jaune intendendo policier. Se però il nostro giallo è un semplice policier, ben diverso è invece spiegare ai cugini d’oltralpe il giallo pandemico, che invece è un insieme di scelte politiche, economiche, scolastiche, di circolazione stradale… una neocategoria mentale!
Per Goethe esistono solo due colori primari: il giallo e il blu, e “il giallo è una luce che è stata attenuata dalla tenebre”, ma è difficile credere che i governanti che hanno deciso l’attuale colore abbiano pensato al grande scrittore tedesco e alla “Teoria dei colori”, anche se la sua definizione può essere abbastanza calzante e qualche riflessione la induce.
“Il giardino dei limoni” è invece un film del 2008 di Eran Riklis; non lo si ricorda tra i grandi film, ma all’epoca fece un certo rumore perché narra la storia di una vedova palestinese che difende il suo limoneto che il vicino di casa, un potente ministro israeliano, vuol fare abbattere nel timore che tra gli alberi si possano nascondere possibili attentatori. E’ emblematico del fatto che chi si ritiene socialmente grande senza esserlo vede piccole le cose che per i socialmente piccoli sono grandi. Spesso poi accade che i piccoli diventati grandi dimentichino di essere stati piccoli e si comportano da grandi, sempre secondo parametri sociali inveterati. Un po’ più di limoneti e qualche Cincinnato non farebbero male a un paese che ricorda il 25 aprile come architrave della sua democrazia, e magari avrebbe fatto bene a proporre su qualche televisione “L’Agnese va a morire” di Giuliano Montaldo.
Per decenni “i gialli” era il modo per indicare con una certa altezzosità (a dir poco) i cinesi e militarmente si temeva il pericolo giallo; oggi con la Cina ci sono molte questioni aperte, soprattutto in tema di mancanza di democrazia, ma è un fatto che la loro è una tecnologia all’avanguardia e ora sono sul tetto del mondo anche in materia di cinema: la cinese Chloè Zhao con un film americano sui nomadi, “Nomadland”, vince l’Oscar come miglior regia (seconda donna al mondo!) e miglior film: partita chiusa, nonostante in porta ci fosse Anthony Hopkins che a 83 anni si permette il lusso di essere il più anziano attore protagonista a vincere la statuetta.
In tutto questo giallo ora ci siamo anche noi della Redazione Cinema di TGMusic.it & Movie, partiamo mentre, in qualche modo, riparte l’Italia e, finalmente, riaprono le sale cinematografiche: chi ci legge avrà capito che vogliamo essere rigorosi, ma soprattutto semplici e intensi come i limoni disegnati dai bambini e dipinti da Van Gogh, perché questo è il tempo dei limoni.
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