Giulia : Nei tuoi interventi al Rainbow Free Day a proposito di
Colonne Sonore, parli di Immagine del Suono
Il peso della musica nelle immagini a tuo avviso è maggiore o
minore cinematografia contemporanea?
Renato : Senza dubbio, soprattutto nel cinema d’autore, molto spesso la
colonna sonora oggi non solo completa ma sostituisce addirittura
il dialogo. Molto musicisti contemporanei, come compositori,
nascono proprio grazie alla loro passione per il cinema. Vivendo
un’era fatta di immagini in movimento, tra cellulari e piattaforme
Tv sempre più stimolanti, immaginano già il videoclip col quale
visualizzare i loro suoni, addirittura mentre creano i loro nuovi
brani. La mia attenzione al rapporto suono-immagini parte addirittura da
una considerazione inversa: negli anni ’70 curavo per Popular
Photography, una “bibbia” internazionale di foto e immagini, una
rubrica che si chiamava “L’immagine del suono”, recensivo le
copertine di LP dei grandi gruppi rock come Yes, Jethro Tull,
Genesisi, Beatles, Rolling Stones, Frank Zappa e degli italiani
Osanna, BMS, PFM, Area. Allora non c’erano i cellulari né i
social: guardando una copertina, per la musica rock, Prog o il Pop
inglese, questa “mostrava” i suoni del disco che conteneva, ci
spaziava visivamente, era il videoclip del gruppo.
Beh le copertine le realizzavano Art Director o veri e propri artisti
contemporanei che di fatto erano una sorta di “registi” della part
visiva di quella musica. Dalle immagini di grandi geni della
fotografia o di pittori come Roger Dean o gruppo grafici come
Ipgnosis, o addirittura artisti come Andy Warhol, o i nostri Caesar
Monti, Umberto Telesco, Oliviero Toscani, Gianni Sassi, capivi il
tipo di musica, il messaggio, le tematiche….
Partendo dall’Immagine del Suono ho seguito e visto crescere e
proliferare e diventare veri e propri “corti musicali” i videoclip.
Oggi un brano nuovo, poichè lo si lancia sui social e deve andare
su youtube per quantificare, perchè non si vendono più dischi e
CD, non può fare a meno del suo video.
Giulia :
Secondo te la cultura del videoclip. I grandi Music hall delle
rock star hanno influenzato i nuovi autori?
Certo, il cinema certamente. Molti registi, vedi Dario Argento o i
Manetti Bros, Gian Domenico Curi, montano intere sequenze sulla
musica o girano, prevedono le loro scene pensando alla musica,
Molti fantasy sono per metà fatti di musica Ma guardando il
cinema d’avventura o anche le commedie di oggi, ci si rende
conto subito che mentre ieri la musica era un contorno, un
sottofondo, qualche volta u o stato d’animo oggi è protagonista, fa
parte del racconto è indispensabile per la fruizione e la godibilità
di tuto il film. La musica delle grandi serie moderne, quelle che
vanno su Netflix, per esempio ha avuto negli ultimissimi anni un
peso sempre maggiore nel successo, nell’identificazione, nella
attenzione. Serie molto popolari tra i giovanissimi, come Suburra
spesso si muovono attorno a immagine Rap (non a caso il loro
autore, seguitissimo e “appropriato” oggi è Piotta).
Insomma oggi un film non lo si guarda più solo ascoltando
colonna sonora come sottolineatura o contorno
ma lo sia ascolta pure.
Il grande cinema comunque anche negli anni passati è stato
sempre caratterizzato da grandi colonne sonore, alcuni registi e
musicisti hanno addirittura “fatto coppia” tanto per citare i casi più
eclatanti in casa nostra basti pensare a Fellini e Rota, guarda pure
Dino Sergio Leone ed Ennio Morricone, Guarda Risi e Riz
Ortolani, Dario Argento e i Goblin.
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